Perché gli ultras vestono Stone Island
Gli anni Ottanta inglesi sono stati caratterizzati da violenza inaudita negli stadi, soprattutto tra gli ultras delle diverse squadre.
Per arginare il problema, la polizia attuò delle misure di precauzione, effettuando arresti a campione prendendo di mira i ragazzi che semplicemente vestivano i colori della propria squadra del cuore.
Di fronte a queste misure gli Hooligans, gli ultras delle squadre inglesi, risposero elaborando uno stratagemma decisamente particolare. Sulle gradinate degli stadi, ovviamente, non erano presente soltanto tifosi aggressivi ma anche altri considerati “normali”. Gli Hooligans, quindi, decisero di ispirarsi proprio a loro che, invece di indossare i colori delle squadre, portavano capi dallo stile classico come i maglioncini, le polo di “Fred Perry” e diversi capi firmati “Stone Island”.
Fu così che gli Hooligans iniziarono letteralmente a mescolarsi tra i tifosi “normali”, mandando letteralmente a monte i piani della polizia ed arginando persino i provvedimenti disciplinari emanato al loro carico. Per le forze dell’ordine rintracciare gli ultras diventava complicato e quindi la strategia degli Hooligans funzionò, almeno per un periodo. Questo è il motivo principale del perché gli ultras vestono Stone Island.
Ancora oggi, questa cultura così particolare viene vissuta anche se, a differenza degli anni Ottanta, oggi il trend rispecchia più l’esibizionismo che l’esigenza di continuare a scatenarsi sulle gradinate per la propria squadra del cuore. Oggi questo comportamento viene affiancato da slogan come “vestiti bene e comportati male” o cose di questo genere e questa tendenza ha rappresentato una vera e propria frattura tra i veterani ultras e le nuove generazioni di Hooligans.
Un altro elemento che ha contribuito ad enfatizzare ulteriormente tutta la situazione è internet, con i social network in particolare. Attraverso questi strumenti, infatti, gli ultras si mostrano con addosso abbigliamento firmato e costoso ma al tempo stesso tenendo in mano armi improvvisate, oscurando o camuffando il viso e senza mai mostrare il proprio nome. Oggi non esiste più una differenziazione e quindi tutti sono uguali, dando ancora più nell’occhio paradossalmente.
Oggi anche i comportamenti delle forze dell’ordine rispetto agli ultras negli stadi sono cambiati, non si caricano più i tifosi ed i provvedimenti vengono presi analizzando social e profili. Gli stadi si sono trasformati in una sorta di realtà virtuale, un gigantesco “Truman Show” dove è molto facile essere vittima di provvedimenti, DASPO e denunce di vario genere.
Gli anni Ottanta hanno segnato la nascita di un vero e proprio trend, il casual che al giorno d’oggi tutti conoscono e che anche tu utilizzi sicuramente nella tua quotidianità. Tra le marche più gettonate, oltre alla storica “Stone Island”, figurano “Sergio Tacchini”, “Fila”, “Adidas” e “Diadora”.
Lo stesso abbigliamento viene indossato allo stadio anche se molti tifosi sono ricorsi ad un escamotage utilizzando capi di bassa qualità se sono previsti momenti “caldi” con scontri o violenze per evitare di rovinare vestiti decisamente costosi. Per le situazioni come queste si indossano dei capi definiti propriamente “da battaglia”.
Anche in Italia è stato rivolto tempo fa uno striscione da una tifoseria. Su di esso era scritto “Abbigliamento non vuol dire talento” proprio per sottolineare il fatto che per essere ultras, almeno oggi, non basta decidere di indossare uno stile che ormai porta praticamente chiunque.
Il casual è un movimento partito dagli stadi che ha iniziato a diffondersi nella quotidianità soltanto a partire dalla seconda metà degli anni Novanta. Si tratta di una tendenza soggetta a numerose contaminazioni, che si adatta al tempo e alle esigenze.
Oggi il casual è decisamente molto diverso dai capi “Stone Island” e dai “Barbour” degli anni Ottanta e tra dieci anni sarà ulteriormente mutato riadattandosi sulle necessità delle persone.
Attualmente nello stile casual rientrano capi come le giacche di tweed, l’intramontabile jeans e le scarpe di tela perché le persone hanno bisogno di comfort.
Tuttavia, dagli anni Duemila, il casual ha iniziato a diventare qualcosa che rendeva tutti molto simili, non rappresentava più una determinata cerchia di persone e non era più un tratto distintivo come avvenuto ai suoi albori negli anni Ottanta.