La storia dei Tabi Boots firmati Martin Margiela
La storia dei Tabi Boots
firmati Martin Margiela
Un vero appassionato di moda conosce senza dubbio i “Tabi Boots” di Martin Margiela, si tratta dei famosissimi stivali con l’alluce separato dal resto delle dita. I Tabi Boots sono considerati un pezzo iconico nella storia della moda, creati nel 1988, hanno festeggiato il loro trentesimo compleanno nel 2018 e sono ancora in voga tra celebrity ed influencer.
In realtà questo modello ha radici molto più antiche e lontane di quello che si pensa, risalgono a quando arrivarono nel Giappone del XV secolo le prime importazioni di cotone dalla Cina. Questa scoperta portò alla realizzazione di calzini in cotone che separassero l’alluce dal resto delle dita del piede e si adattassero quindi alle infradito tradizionali. I primi “Tabi” non erano di cotone elastico, come i calzini di oggi, ma in materiali più resistenti, più duri, come il cuoio e si indossavano infilando il piede da un’apertura sul retro che veniva richiusa con dei bottoni.
Successivamente divennero un’istituzione, venivano usate da tutti e il loro colore indicava la posizione gerarchica di chi le indossava, come il blu per le persone comuni, l’oro o il viola per i samurai, mentre per i matrimonio o le occasioni speciali (come la cerimonia del té) erano bianche, ma ne esistevano anche di colori sgargianti e diverse fantasie indossate soprattutto dalle donne.
Solo nel XX secolo vennero creati i Jika-Tabi, la versione da esterno delle calze, che consistevano in vere e proprie scarpe da ginnastica con la suola in gomma e venivano utilizzate solitamente per il lavoro.
In realtà Martin Margiela non è stato l’unico a produrre scarpe “split-toe“, a dimostrarlo è un modello di scarpe Nike del 1996 dal nome Air Rift, una fusione tra calzini con strappi, infradito e scarpe da corridori del Kenya. Il primo modello non ebbe il successo sperato e cadde nel dimenticatoio fino a quando, nel 2014, fu lanciato un altro modello che riscosse più successo ottenendo la spinta necessaria anche grazie al movimento Health Goth.
La prima volta che abbiamo visto questa scarpe in sfilata è stato sicuramente per merito di Martin Margiela, che per rendere il tutto ancora più visibile allo spettatore, aveva fatto colorare di vernice rossa la suola delle scarpe, che ad ogni passo delle modelle, segnavano un’orma sulla passerella bianca. Queste scarpe furono proposte anche in altre sfilate fin quando non divennero un pezzo intramontabile della collezione Martin Margiela. Come l’indimenticabile suola che si allacciava con un nastro di scotch trasparente passato ripetutamente attorno al piede per la collezione Spring/Summer del 1995.
Il successo di queste scarpe potrebbe sembrare inspiegabile a primo impatto, ma al contrario, sono state molto apprezzate e lo sono ancora oggi, sarà per il loro fascino dai rimandi orientali o per l’appeal da alieno proveniente da un altro universo.
Gli anni hanno visto diversi tipi di Tabi Boots dai materiali sempre nuovi, con stampe e vernici particolari, hanno inoltre cambiato più volte forma, diventando ballerine, sandali, sabot e persino sneakers. Lo stivale iconico oltre ad essere presente in alcune mostre relative al mondo della moda, come quella al MoMu Antwerp Footprint: The Track of Shoes in Fashion, viene prodotto ancora oggi e si vende ad un prezzo non inferiore ai 700 euro.